di Chiara Chiessi, Claudio Guidi, Domenica Sabatini e Elena Fabbri

Discussione all’interno di Theatre of Tarots del 05/05/2020

Questo articolo nasce come risultato di una serata di discussione sul tema “La bellezza”. La discussione è stata divisa in tre parti: nella prima parte si è lasciata libertà ai partecipanti di esprimere i loro pensieri e loro idee in merito al tema; nella seconda parte si sono ricollegati i contenuti della prima parte della discussione alle carte dei Tarocchi selezionandone alcune in particolare; nell’ultima parte si è discusso di come le tematiche emerse si ritrovino nel fare teatro di improvvisazioneL

La bellezza

Discussione generale

Durante la discussione che abbiamo avuto sul termine “Bellezza” abbiamo più volte tentato di provare a definirla in un qualche modo, sempre senza successo. “Bellezza” è un termine dai contorni poco definiti poiché il suo significato dipende molto dalla percezione soggettiva e quindi il provare ad incastrarla in una definizione che non coinvolga le percezioni soggettive diventa estremamente difficile. Per questo motivo, tra tutti gli aspetti che sono emersi e che qui di seguito andremo a raccontare, probabilmente ciò che ci convince di più è quello che vede la “Bellezza” prima di tutto come un’esperienza del soggetto. Se la interpretiamo come un’esperienza infatti, la bellezza diventa immediatamente qualcosa che si innesta nel tessuto della nostra storia e ne prende parte attivamente. Non è un concetto astratto a cui riferirsi bensì un vissuto su cui fondiamo la struttura della nostra anima e così come tutte le altre esperienze che facciamo (dolore, distacco, esplorazione, successo, ecc.), le esperienze di bellezza diventano un tassello fondamentale della nostra vita.

Se partiamo da questo assunto la prima cosa che ci dobbiamo domandare è: che qualità ha l’esperienza di bellezza? Anche su questo quesito si aprono innumerevoli dimensioni che possono essere esplorate. Quello che è emerso dal dibattito è che spesso la sensazione di bellezza è legata alla percezione di qualcosa di magico, che trascende l’intelletto. Tra le tante descrizioni possiamo qui accennare: sensazione di apertura, positività, piacevolezza, serenità, eccitazione, energia vitale. Spesso non è facile spiegare i motivi che ci rendono bella una cosa o una persona; anzi, la ricerca delle motivazione potrebbe anche farci perdere la magia stessa dell’esperienza.

L’esperienza di bellezza può essere innescata da innumerevoli forme esterne: la bellezza del corpo umano; la bellezza delle creazioni naturali; la bellezza di una creazione artistica; ecc. Se rimaniamo nella dimensione delle forme esteriori, è possibile che si riesca anche a convergere su canoni condivisi. Quando la bellezza si definisce attraverso un canone diventa motivo di allineamento ed appartenenza. Riconoscersi in quel canone ci può far sentire parte di un gruppo sociale. Questo aspetto ha anche dei lati negativi poiché, per contrasto, un canone può portare a dare origine a degli stereotipi che non sempre sono positivi. I canoni di bellezza variano con le ere storiche (ciò che era bello negli anni sessanta potrebbe non esserlo oggi e così via), e con le culture (ciò che è considerato bello in India può non esserlo in un’altra area geografica etc…).

Se torniamo alla bellezza come esperienza, anche se è vero che la sua natura è puramente soggettiva è anche vero che essa può essere condivisa grazie ad uno slancio verso l’altro che ci mette nelle condizioni di comunicare le sensazioni che proviamo quando sperimentiamo la bellezza. Questa comunicazione può avvenire con le parole, con lo sguardo o con il contatto fisico. Ogni mezzo espressivo che abbiamo a disposizione può essere valido per rendere partecipe chi ci sta attorno di un’esperienza di bellezza. 

Concludendo, c’è una bellezza delle forme che è una bellezza esteriore e che permette di solleticare sicuramente la nostra immaginazione, ma poi la bellezza si concretizza come esperienza attraverso la relazione con sé stessi e con gli altri.

Le carte

Ad un’analisi attenta tutte le carte hanno aspetti che possono essere ricondotti alla bellezza, forse l’unica che crea un po’ di indecisione è l’Arcano senza nome XIII. qui sotto elenchiamo le prime che sono emerse in ordine di comparizione.

La papessa: la bellezza che viene dalla conoscenza e dallo studio che dona serenità e pace con sé stessi grazie al fatto di sapere.

La forza: la bellezza come energia viscerale che diventa anche elemento di potere. In questo senso la bellezza, sia essa esteriore o interiore, viene riconosciuta come tale da chi ci circonda e dona, per questo motivo, potere a chi la incarna

Il mondo: è forse tra tutti gli arcani la carta che maggiormente incarna il concetto di bellezza come armonia tra tutte le cose e tutte le forze della natura. La donna al centro di una ghirlanda dove ai quattro angoli si posizionano le quattro forze psichiche essenziali: la forza corporea, la forza sessuale creativa, la forza dell’intelletto e la forza dell’anima.

La stella: è la bellezza che viene dall’equilibrio tra la propria realtà interiore e quella esteriore. Quando lo scambio tra dentro e fuori è equilibrato ed avviene senza forzature si genera bellezza, esattamente come la donna al centro della carta che versa acqua nel fiume da due brocche.

L’imperatrice: è la bellezza della giovinezza che emana energia vitale ed entusiasmo da tutti i pori. E’ un’energia che non ha direzione ma si espande ad esplorare il mondo.

L’innamorato: è la bellezza che emerge nel venire a contatto con ciò che ci piace intimamente e ci regala piacere e gioia.

Il diavolo: è la bellezza utilizzata come strumento di tentazione. In questo caso è la bellezza come maschera esteriore che può, ipnotizzandoci, portarci verso strade diverse da quelle sino ad ora solcate

La giustizia: è la bellezza dell’equilibrio della mente che riesce a ponderare tra ciò che è bene e ciò che è male

Il teatro di improvvisazione

La prima cosa che possiamo dire riguarda alla bellezza ed al teatro è che il teatro è bello di per sé, indipendentemente dallo spettacolo. Dal momento in cui si acquistano i biglietti al momento in cui si esce dalla porta principale per tornare a casa, il teatro è un’esperienza di incontro con la bellezza completa. Quasi come un tempio all’interno del quale si osserva rigoroso silenzio, il pubblico entra in relazione con gli attori accettando di sospendere il senso di realtà per tutta la durata dello spettacolo per farsi portare a braccetto all’interno di una dimensione quasi magica che ha a che fare con la nostra stessa intimità. Intimità che per quel lasso di tempo é unica e condivisa con gli altri spettatori presenti in sala.

Se ci focalizziamo sullo spettacolo invece, possiamo dire che uno spettacolo è bello quando lo spettatore è coinvolto da esso e tramite esso riesce a vivere appieno un’esperienza interiore. Il sentirsi accompagnati per mano dagli artisti in scena attraverso questo viaggio intimo che ha un inizio ed una conclusione, è forse l’emblema stesso della bellezza come esperienza.

Si può poi parlare di bellezza solamente per alcuni stralci di spettacolo: un monologo, la scenografia, la recitazione di un attore. In questo caso ci si sofferma maggiormente a valutare la forma artistica. Quando la forma diventa preponderante rispetto al coinvolgimento, il rischio è che la bellezza diventi più canone sul quale disquisire intellettualmente perdendo di vista quella he è l’esperienza. Quando gli artisti riescono sia a trasportare il pubblico attraverso un’esperienza che ad offrire un’ottima forma, allora la bellezza dello spettacolo è tale da appagare più  dimensioni dell’animo umano (il mondo)

Nel caso specifico dello spettacolo nostro Tarot, possiamo dire che esso è bello quando si riesce a creare un’ampia energia in grado di coinvolgere il pubblico (la forza, l’imperatrice) che una storia che compiuta dal punto di vista logico (la giustizia). Su quest’ultimo punto in particolare, la cosa importante è che le scelte dei personaggi siano coerenti con il personaggio creato e non siano percepite come artificiali

Infine, può capitare che il giudizio di bellezza su uno spettacolo sia differente per attore e spettatore: lo spettatore sente il coinvolgimento, e segue anche la “logica” della storia, mentre per l’attore questi due elementi si mischiano ad altre sensazioni aggiuntive, provate sul palco, ma anche prima dello spettacolo e che soprattutto sono influenzate dal suo rapporto con gli altri attori.

Spostandoci dal pubblico agli attori, possiamo dire che la percezione di bellezza potrebbe cambiare radicalmente rispetto a quella percepita dal pubblico. Può capitare che per un attore una scena possa risultare molto bella perché personalmente da dentro l’ha vissuta in modo molto intenso mentre da fuori essa risulta lenta e noiosa. In questi casi comunque è sempre compito dell’attore farsi carico di comprendere come vi sia una discrepanza tra ciò che lui percepisce e quello che invece percepisce il pubblico. L’attore, non a caso, durante le prove tra le tante cose lavora anche su questa percezione di sé nello spazio al fine di ridurre lo scarto tra ciò che lui vive e ciò che viene vissuto dal pubblico. Può succedere poi che quando l’attore “sente” il personaggio sia anche più in grado di comunicarlo meglio e far trasparire la propria bellezza interiore (è la stella). In questi casi l’attore riesce a mettere in risonanza il proprio sentire con quello del personaggio e tutto fluisce molto liberamente.

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