La (ri)scoperta dell’acqua calda

Questo racconto fa parte di Storie ad un metro …dal palco

di Alberto Neri

Sono uno scrittore in erba (secca, data l’età diversamente giovane). Scrivo e fotografo per comunicare le mie emozioni, perché mi piace condividere cose belle

Alberto Neri

Questo racconto è nato questa mattina (del 17 marzo 2020, ndr), mentre ero impegnato nella “campagna” della mansarda, armato solo del mio coraggio e di un tubo aspirapolvere

Alberto Neri

La (ri)scoperta dell’acqua calda

Ammettiamolo: la nostra casa è un territorio che credevamo di conoscere, ma che riserva invece molte sorprese in tempo di virus. Per quanto riguarda la mia famiglia, lo sbalordimento più grosso ha colto mia figlia quando si è accorta che c’è sempre acqua in tavola, nonostante non siamo andati a fare spesa da diversi giorni.

Una, altissima e purissima
Altissima e purissima, una bottiglia da un litro e mezzo, col tappo verde e l’etichetta, fa sempre bella mostra di sé ad ogni pasto al centro della tavola. 
“Ma, babbo, come hai fatto a farne una scorta così? Quante ne avevi comprate, accaparratore?” – mi ha chiesto Laura.
“Una.”
“Ma come una? Se ad ogni pasto c’è una bottiglia piena sulla tavola? Mi prendi in giro?”
“Niente affatto, cara, ma vedi, il rubinetto della cucina (anche gli altri, per la verità, perfino quello del bidet) eroga acqua potabile ogni volta che lo apri ed è sufficiente rabboccare il liquido rimasto e, voilà, la bottiglia è ancora piena.” “Questo permette di abbattere notevolmente il costo, originariamente di 18 centesimi al litro e di risparmiare un sacco di plastica”. 
Evito di trascrivere il commento di Laura. Andiamo avanti. Di solito si dice “la scoperta dell’acqua calda” e invece questa volta abbiamo appreso che esce acqua fresca (dicono proveniente da un lago sull’Appennino) anche dai rubinetti.

Questa casa è una galera (o no?)
Tuttavia, il tempo del virus ci ha permesso parecchie “scoperte” a km. Zero, anzi a metri Zero. 
La famiglia, questo gabbione ingombrante che a volte ci attanaglia, questa accolita di personaggi che si pestano abbastanza i piedi, non è solo una “galera”.
E’ anche un gruppo di riferimento estremamente importante, forse vitale, sono le persone di cui ti puoi fidare e sono lì al tuo fianco, in trincea con te. 
La casa, neanche la casa è una galera. Sì, ormai l’abbiamo percorsa tutta avanti e indietro, ma abbiamo scoperto parecchie cose, ad esempio quelle fotografie di tanti anni fa che non abbiamo mai messo a posto…

Campagne di scavi in corso
Il riordino della soffitta è un momento fra i più intensi, non solo per la quantità di polvere che si è accumulata, non solo per la quantità di cianfrusaglie buttate a casaccio, ma anche perché, piano piano, dopo la bonifica, ricompaiono cose che si credevano perdute. Fumetti, quaderni di scuola elementare, disegni dell’asilo, diari di viaggio scritti alla boja ad giuda su un piccolo notes, un vinile (bootleg) che si riteneva estinto, con un concerto Live di Sting e Miles Davis a Umbria Jazz.
E poi la radio a valvole del nonno, che pesa una tonnellata, non funziona più, tiene mezza stanza, ma diosanto che meraviglia guardarla in tutto il suo splendore massiccio!
E quindi cataste di analisi del sangue degli ultimi decenni, col colesterolo sempre là dove non dovrebbe arrivare e quel cappero di anemia strisciante fissa. Via via, cestinare!
Estratti conto del paleolitico, mai guardati, ma conservati.  Cestino! Bollette delle utenze del secolo scorso, tutte impacchettate, forse per i posteri. Cestino! Una enciclopedia “europea” in 12 volumi, bella e ormai inutile, nell’era del Wikipediazoico.
Ma si tiene; per affetto (e anche perché non si sa mai, metti caso un blackout o il ritorno all’età preindustriale…).

Coronavirus TV 24
E poi c’è la TV, una specie di Coronavirus Channel 24. Spegni!
Allora vai su internet, e anche lì mitragliate di decessi e di contagi. Chiudi il pc!
Whatsapp? Metà notizie, metà cazzate da ridere, ma sempre in tema. Silenzia le chat, spegni anche il cell!

Il libro non morde
Fuggo in un libro, poca voglia, è tanto che non leggo. Riprendo M di Scurati, mi ero arenato a pagina 14, molti mesi fa.
Scopro (ancora!) che il libro non morde, è mansueto, non urla ed anzi mi tiene buona compagnia. Utilizzato nel dopo cena, mi accompagna fra le braccia di Morfeo (che a me non mi piace tanto finire fra le braccia di ‘sto Morfeo, ma non si può fare diversamente…).

Vicini con tre nasi
E i vicini? Intanto ci sono quelli che non avevi mai visto e che conosci adesso, quando è l’ora fatidica del flash mob (o si canta o si applaude o si muovono le luci, ma in ogni caso si fa gruppo anche se a debita distanza). Poi ci sono quelli conosciuti, ma che più di un buongiorno-e-buonasera non sei mai andato. Sembravano strani, sembravano diversi e scostanti.
Invece te li ritrovi lì, nel terrazzo accanto o di là dal muretto e scopri che sono simili a noi. Non hanno tre nasi e i tentacoli. Gli trema l’orlo delle mutande come a te, c’hanno la nonna da sola come te, hanno voglia di parlare, esattamente come anche tu hai voglia di fare.
Sembrano esseri umani come noi e ci si scambiano incoraggiamenti calorosi, non frasi di circostanza.

Siamo stronzi o siamo eroi?
E allora pensi che ce la facciamo, che siamo un bel gruppo, che non c’è bisogno di azzuffarsi come i polli, che si può stare bene assieme agli altri.
Gli italiani, come nelle grandi calamità (guerre e cataclismi) si ritrovano un grande popolo. Poi se ne dimenticano in fretta, fino alla prossima volta.
Facciamo che stavolta, per una volta, passato il disastro, non sia così. Se no, nemmeno questo virus ci avrà aiutato a capire quanto siamo stronzi quando va tutto bene e sarebbe proprio un peccato.
Andrà tutto bene, ma solo se continuiamo a usare la testa!… Dai, burdél !

Un abbraccio da Alberto

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