Togli la ragione e lasciami sognare in pace…

Questo racconto fa parte di Storie ad un metro …dal palco

di Francesca Barzanti

Sono story teller, scrittrice, web content e copywriter scrivo da sempre per altri, e ogni ritaglio di tempo lo uso per scrivere per me stessa. Le storie sono la forma d’arte più stimolante perché chiunque le legga le interpreta a proprio modo, immagina i personaggi come meglio crede e le plasma con la propria singolare immaginazione. Un’arte nell’arte che rende vivi.

Francesca Barzanti

Questo racconto nasce da uno dei tanti viaggi mentali che, se vissuti realmente, forse superano aerei che percorrono migliaia di km!

Francesca Barzanti

Togli la ragione e lasciami sognare in pace…

Questo racconto è stato letto per Voyage Almaradio, a questo link potete sentire la bella lettura da parte di un’attrice.

Corro per venire a prenderti al binario che tu sei in ritardo ed io dall’orario vero del treno non me ne sono mai andata e ritornata dalla stazione, e ho vagato nella sala d’aspetto con i punkabbestia, e ho parlato con l’edicola chiusa, e ho contato le cicche brutte sul marciapiede del bar volante che ora non è più lì, e ho cercato di fermare la mano che tremava e lo stomaco che voleva salire al piano di sopra a far compagnia alle tempie…

E poi tu arrivi che hai i capelli del vento e gli occhi delle nuvole che ci vorrei vedere dentro solo io, e io anche so che Bologna non l’hai mai vista, che quello è il tuo viaggio anche se non l’hai chiusa la valigia perché non ce l’hai mai una valigia tu che dormi con i vestiti e vai sempre a piedi anche a New York

E dico che ti faccio la guida e dici che lo sai che ti faccio la guida dei bar, no bar osterie ti ridico io, e camminiamo lungo Via Indipendenza che penso che non ci credo mica che non sei mai stato a Bologna, dai va là la vecchia signora, quella di Dalla, Carboni e Bergonzoni, dai quella dei colli dei Lunapop, quella dei portici tutt’intorno, quella dei centri sociali con i rasta, i cani ed i pirsings… quella delle piazze… dico, mentre ti vedo che ti guardi intorno e dici sono a Bologna, finalmente sono a Bologna

Te che non parli mai serio, e se io ti parlo serio abbassi la testa e guardi le tue scarpe adidas bianche e blu, e quando andiamo in giro per il mondo io e te, quelle quattro volte l’anno che ci vediamo, io dico guarda la chiesa e tu dici dai facciamoci l’aperitivo… che quelle quattro volte lì però non me le dimentico mica mai.

E passiamo davanti alla chiesa di Via Indipendenza che pochi lo sanno ma è il Duomo anche se tutti pensano che il Duomo sia dentro San Petronio che è più grande, più figo, eccetera.. ed il cielo diventa sfumo bluegrigio, e poi si taglia a strisce di arancione e segue i tetti delle case, i coperchi dei portici e le righe del Nettuno, la fontana della Piazza Maggiore, e si infila quasi dentro quel gran San Petronio che ora sembra davvero una cartolina, ma non te lo dico che se no poi pensi che son melensa e lovesloves, e invece io devo dir cavolate che quando ridi sei più bello di quanto sei già bello e mi guardi come se lo fossi anche io che in realtà sono brutta.

E poi cerchiamo un’osteria che faccia Bologna, e l’osteria io la so si chiama Osteria dell’Orsa, è in una traversa di Via Zamboni, e ci vado una volta a settimana ma questa sera con te sembra che non ci son mai stata. E ordiniamo il piatto dell’amicizia, e le bruschette, ed il sangiovese e i dolci, e il sangiovese, e il caffè, e il sangiovese e basta e attorno a noi ci sono gli uomini con le treccine colorate, le donne con le gonne lunghe larghe arcobaleno, e passa il nerino delle rose che ce la vuol vendere non lo sa mica che siamo amici, che tu sei bello per me ma io sono una donnaamicomaschio per te, e poi passa il signore delle poesie che sono 20 anni e più che passa, ti vuol vendere la poesia, dici no grazie, e lui allora ti dice te la leggo lo stesso

E usciamo che abbiamo le guance rosse forse perché è inverno, forse perché San Giovese ci ha colorato, forse perché è bello che siamo lì a Bologna assieme, io oggi dentro al tuo viaggio e tu da sempre dentro la mia testa.

E camminiamo fino a Piazza Santo Stefano e siamo storti ma felici, e mi sembra che le parole ti escono meglio, e dici che vuoi camminare e mi sento come dice Gucciniognuno vada dove vuole andare ognuno invecchi come gli pare ma non raccontate a me cos’è la libertà… e ogni strada è nuova anche se l’ho già vista, forse è il San Giovese, forse è che son con te, e beviamo la birra in Piazza Santo Stefano con le sette chiese incrociate che ci guardano anche se ho i pensieri blasfemi, e ripartiamo con la birra sopra i ponti e i cavalcavia e di solito sono stanca ma oggi no, e arriviamo al Parco Nord che c’è l’Estragon centro sociale, ed entriamo e balliamo con la gente a caso e tutti mi parlano come se non fossi lì sempre, e come se fossimo turisti in due, e come se non fossimo amici e basta, e prendiamo un’altra birra e ritorniamo indietro, e camminiamo lungo i viali fino alle porte che ognuna ha una frase sopra: i Giudizi Universali di Bersani, Piazza Grande di Dalla, e poi anche gli Stadio, e i Lunapop, che è così Bologna ha tanti amici che le fanno compagnia e non se la scordano mai anche quando sono via

E te parli serio ma non ti guardi le scarpe, ed io ti rispondo serio ma non sono melensa, e siamo in viaggio assieme che te Bologna non l’avevi vista mai, ed io Bologna con te non l’avevo vissuta mai, e arriviamo a casa mia che è notte e ridiamo e non lo so perché, e ci stendiamo nel divano letto senza lenzuola, e mi dai la mano che non me l’avevi mai data che è bello così…

E poi la mattina che vai via finisce anche il mio viaggio, Bologna torna uguale anche se Dalla e Cremonini continuano a cantare, io ho le orecchie chiuse, e quando il treno tuo riparte verso sud penso che non lo so se questa volta ce la faccio, e osservo i turisti inglesi che sono appena scesi dal volabus e li invidio, e quando la tua carrozza sparisce contro il cielo grigio Guccini dice che ogni storia ha la stessa illusione sua conclusione il peccato fu creder speciale una storia normale… e ricammino verso casa pensando che a volte per viaggiare non c’è bisogno di muoversi troppo se vicino a te c’è chi ti smuove tutto dentro

Questo racconto è di Francesca Barzanti che ha gentilmente concesso a Theatre of Tarots di pubblicarlo sui propri canali di comunicazione.

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