Turchia portami via, seconda parte: la Cappadocia

Questo racconto di viaggio fa parte di Storie ad un metro …dal palco  e della rubrica Volare Via

di Francesca Barzanti

Vorrei vivere viaggiando e viaggiare scrivendo…

Francesca Barzant

Turchia: profumi, colori, spezie, tradizioni e magia! E chi se lo aspettava?! Un mondo da scoprire, che vi lascia senza fiato e vi si posa sul cuore! Ecco la secona parte del mio primo viaggio in Turchia nel 2010! Ricordo che lo scrissi appena tornata, tutto d’un fiato, quasi come se avessi paura che qualcuno potesse portarmi via quegli splendidi ricordi!

Francesca Barzanti

Turchia portami via, seconda parte: la Cappadocia

Viaggiatori matti e disperatissimi, amanti dell’imprevisto, della fuga, della voglia di volare e lasciare tutto qua senza pensare, bene, io che sono esattamente come voi, oggi continuo a raccontarvi del mio sogno di mezza estate in Turchia da dove davvero non volevo più andare via!

Bèh eravamo rimasti alle cartoline sucche delle agenzie di viaggio e ad io che, finalmente, a bordo di un traghetto che guarda il Bosforo al tramonto e di un treno notturno che attraversa la Turchia, ci stavo andando…

La strada per i luoghi belli non è mai facile e così mi ricordo che mentre di notte cercavo invano di prendere sonno sull’Istanbul-Ankara, che so ancora a memoria tutte le stazioni che ci sono nel mezzo, pensavo che questa Cappadocia deve essere un posto bellissimo ma ancora non sospettavo che se la si unisce al lago salato fra Ankara e Goreme allora la Cappadocia diventa davvero unica!

Sì perché non lo sapevo, e forse nemmeno la Lonely Planet, ma fra Ankara e Urgup, in Cappadocia, c’è un enorme deserto di sale che poi è un lago, che però ha il fondo solo di sale bianco, che brilla e sembra voler toccare il sole.

E quando siamo scesi dal pullman per vedere il lago, abbiamo trovato il sale bianco, infinito, che cancellava l’orizzonte e diventava tutt’uno con la luce del sole.

E non vedevamo più nulla, ed era caldo ma non ce ne accorgevamo e proseguivamo seguendo la luce del sole e del sale verso l’orizzonte che non esisteva più!

E quando siamo risaliti sul pullman sembravano venuti dalla Luna.

Poi siamo arrivati ad Urgup che era sera ma la Cappadocia ci aveva già colpito con le sue vallate bianche di pietre e le sue mini-città aggrovigliate, e si stava proprio bene ed era caldo secco il giorno e freddo bello la sera.

E poi l’abbiamo esplorata la Cappadocia, che la guida turca che parla inglese saltellando ci ha detto che si chiama “Cappadokia”, su e giù fra vallate infinite bianche tinteggiate di chiese rupestri, nascoste dentro i camini delle fate, con le finestre di cielo e le scalette buie ed attorcigliate, che se sali e le segui sempre più su e non hai paura allora sbuchi dove il cielo ti sembra davvero di toccarlo!

E il mondo come lo abbiamo sempre visto non esisteva più, e la terra era un panorama di piccole casette attorcigliate, e l’orizzonte erano i camini delle fate ed i vicini di casa erano i cammelli con le selle colorate, ed io da la non volevo più andare via, mai più!

E il giorno abbiamo corso lungo le vallate e seguito i fiumi con le pietre che galleggiano ed i ristoranti con le sedie dentro l’acqua, le api contente ed i tappeti turchi sul legno che colorano le sponde.

E le notti laggiù in Cappadocia dormivo davvero, dormivo tutto il sonno che avevo, senza pensieri, senza sogni, perché nel sogno ci ero già la mattina, quando mi svegliavo ad Urgup, nel paradiso, in Turchia.

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